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Guerra Ucraina - Russia, le news di oggi. L’ambasciatore di Mosca all’Onu: “Irrealistica una tregua”
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Borse oggi, le news sui dazi. Listini asiatici poco mossi
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Washington conferma la stretta sugli oneri portuali alle navi cinesi ma allarga le esenzioni dopo le proteste dell’industria
Source: Repubblica.it
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Source: Il Giornale
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SpaceX, con altre due aziende vicine a Trump, in pole position. E Vance, blindatissimo, arriva a Roma
Source: Il Giornale
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“Ho fatto ciò che dovevo fare, buona Pasqua”. C’è un messaggio che Vincenzo Gerardi, reo confesso del femminicidio di Teresa[…]
Source: Il Fatto Quotidiano
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È stato un incontro particolarmente caloroso quello tra il nostro premier e il presidente americano: sul tavolo dazi, difesa e[…]
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Uno studio danese dimostra che le donne obese hanno minori chance di sopravvivenza dopo un tumore alla mammella
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Source: Gazzetta.it
Intervista con il chitarrista Giuseppe Cistola
- Dettagli
- Published on Martedì, 21 Aprile 2020 14:53
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 1037
“Por La Calle Argentina”, è il nuovo disco del chitarrista Giuseppe Cistola uscito per l’etichetta Emme Record Label il 27 febbraio 2020. Un progetto al quale hanno partecipato Marco Postacchini al sax tenore e soprano, Simone Maggio al pianoforte, Lorenzo Scipioni al contrabbasso e Michele Sperandio alla batteria. Ecco cosa ci ha raccontato il chitarrista, nell’intervista gentilmente rilasciata…
E' uscito il tuo album, “Por La Calle Argentina”. Un disco che ha portato il sound e che è nato da un viaggio in quelle terre. Che cosa ti ha affascinato particolarmente della cultura Argentina?
Sono stato ben tre volte in Argentina e quello che mi ha sempre colpito, è stato il forte spirito di condivisione. La mia fidanzata è argentina e l'ultima volta che siamo andati dai suoi, un amico di suo padre mi prestò una chitarra per farmi continuare a studiare, dato che ero andato sprovvisto di strumentazione. Mi ha colpito molto questa loro disponibilità nell'aiutare gli altri. Dopo qualche giorno mi hanno presentato ad alcuni musicisti locali che hanno trovato delle date per me... addirittura una in guitar solo!!
Con quale criterio hai scelto i pezzi da inserire in questo disco?
Il disco è nato in maniera molto spontanea e naturale, dettato dall'esigenza di dover dare una forma alle esperienze ed ai ricordi vissuti in quella Terra lontana. La mia è una ricerca continua nel tentativo di fotografare degli spaccati di vita attraverso la musica, infatti nel disco ogni brano rappresenta un piccolo “quadretto” di quotidianità.
Cosa ricordi delle tue prime esperienze musicali?
Sicuramente sono tutti ricordi positivi. Mio padre è chitarrista, ed ho sempre duettato con lui. Una volta capito che la musica era per me una vera e propria passione, spesso mi portava a suonare ai suoi concerti o partecipavamo alle jam nei dintorni. La grande fatica, era poi svegliarsi la mattina per andare a scuola e dover spiegare ai compagni di classe che la mia, ahimè, non era una storia da distorsione!!
Una cosa si può forse dire di questi anni… L’immagine, il look, tendono forse a predominare sulla sostanza… C’è spazio per un riequilibrio?
Riguardo questo argomento, ammetto di essere abbastanza pessimista, ma penso che cambiando la metodologia didattica delle scuole pubbliche e private la cosa possa cambiare... e non parlo solo in ambito musicale. Di certo dovremmo aspettare ancora parecchio tempo per vedere i primi segni di cambiamento.
Poesia e musica, hanno dei punti d’incontro?
Si. Hanno così tanto in comune che l'abitudine di affiancare nei reading di poesia un accompagnamento musicale lo trovo assolutamente fuori luogo e controproducente. A parer mio una bella musica ha in se tutta la poesia necessaria a sostenerla, e una bella poesia ha al suo interno una meravigliosa musicalità che scaturisce dalle sue parole.
Quanto sono importanti le esperienze dirette e quanto la fantasia quando ci si appresta a far nascere una canzone?
Non ci sono regole. A volte si parte da un'esperienza diretta e si conclude fantasticando, altre avviene l'esatto contrario. A volte non si hanno idee!! A quel punto, l'unica cosa da fare, è staccare la spina e fare una bella passeggiata.
Quali sono gli artisti in campo internazionale che senti più vicini al tuo mondo musicale?
Inizialmente prediligevo come tutti i chitarristi, musicisti che suonavano il mio strumento. Da un po' di tempo a questa parte ho spostato l'attenzione verso i sassofonisti. Se dovessi fare una breve lista di musicisti che sento vicini al mio mondo musicale, se non altro per ispirazione, potrei certamente dire: Ornette Coleman, Sonny Rollins, Joe Henderson, Micheal Brecker, Joshua Redman, Chris Potter e Melissa Aldana. Ovviamente la lista comprenderebbe molti altri musicisti.
Dedichi tante ore allo studio ed al perfezionamento artistico?
Non ho mai quantificato le ore giornaliere di studio. Posso solo dire che la prima cosa che faccio quando mi alzo è di mettere le mani sulla chitarra, e spesso l'ultimo gesto prima di andare a letto è di appoggiarla sul reggi chitarra.
Quando si compone, quanto contano cuore e passione?
Se dovessi metterle in ordine di importanza, sicuramente verrebbe prima la passione per quello che si fa. Metterci il cuore ne è la conseguenza.
Raggiungere un proprio stile ed identità, quanto è importante per un artista?
Credo sia l'obbiettivo principale, questo oggi un po' si è perso. Se si ascoltano molti dei musicisti moderni possiamo identificarne solo alcuni, ovvero i capiscuola, basta una frase per capire chi sta suonando. Il resto sono musicisti formidabili ma a mio avviso con poca identità. Questo probabilmente è dovuto al proliferare di scuole musicali che motivano l'aumento del livello tecnico ma tralasciano lo sviluppo della propria personalità sullo strumento.
L’aspetto “live” del tuo lavoro, quanto ti piace?
E' fondamentale. In realtà si suona continuamente in prospettiva del live ed è sicuramente il momento più gratificante quello di suonare la propria musica davanti ad un pubblico.
Per chiudere, come vedi l’utilizzo della tecnologia nelle canzoni?
Credo che ormai sia indispensabile, soprattutto per i chitarristi. Il suono della chitarra jazz tradizionale ha una “potenza di fuoco” assolutamente non paragonabile ad altri strumenti. A mio avviso la chitarra è svantaggiata perché non ha la padronanza armonica di un pianoforte, la forza melodica di uno strumento a fiato e tantomeno la capacità ritmica di uno strumento percussivo, ma ha la possibilità di esprimersi in tutti e tre gli ambiti.
Per ulteriori info:
http://www.emmerecordlabel.it/release/por-la-calle-argentina/