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Source: Il Fatto Quotidiano
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Source: Il Fatto Quotidiano
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Dopo la richeista dei pm palermitani su Salvini, la Lega pensa ad una mobilitazione. L'avvocato Bongiorno però è stato chiaro:[…]
Source: Il Giornale
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Roma, 17 set. (Adnkronos) - "Sono un condottiero, uno statista, non sputo più". Così Stefano Bandecchi, sindaco di Terni e[…]
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Source: Libero Quotidiano
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Source: Gazzetta.it
Intervista con AB Quartet
- Dettagli
- Published on Venerdì, 02 Ottobre 2020 15:10
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 1104
Dal 29 agosto è disponibile su tutte le piattaforme di streaming “I BEMOLLI SONO BLU”, nuovo album di AB QUARTET e secondo progetto discografico full lenght della band. “I bemolli sono blu”, è una rivisitazione di alcuni brani di Debussy nel caleidoscopico stile musicale di ABQ. I temi originali, quasi fossero standard jazz, vengono trattati con una certa libertà ma quando anche siano nascosti o solo accennati riecheggiano comunque inconfondibili le atmosfere di Debussy. “I bemolli sono blu” rappresenta il culmine dell'esperienza artistica del pianista e leader Antonio Bonazzo il quale con questo progetto vuole ancora una volta mettere alla prova il suo genio musicale rendendo omaggio ad uno dei più importanti musicisti di sempre. Il brano “Serenade” estratto dal nuovo album sarà in rotazione radiofonica dal 18 settembre. All’intervista ha risposto Antonio Bonazzo…
E’ uscito il vostro secondo album dal titolo “I bemolli sono blu”. Rispetto al vostro album d’esordio, quali le novità principali?
Lo stile si è adattato ancor meglio alle caratteristiche dei musicisti, le strutture si sono leggermente semplificate dando vita a un risultato musicale più fluido e di più facile ascolto. Forse questo secondo album è un po’ meno estremo, meno sperimentale.
In questo album si ha una rivisitazione di alcuni brani di Debussy. E’ stato complicato darne una vostra visione musicale?
Abbastanza. Il confronto con i grandi del passato è sempre un territorio insidioso. La cosa più difficile è stata elaborare un materiale musicale come quello di Debussy, che risulta sempre alquanto sfuggente, sempre al limite dello sdolcinato. Ho dovuto fare molta attenzione a non scadere in un lirismo stucchevole, un rischio sempre presente. D'altra parte l'armonia e le sonorità di Debussy sono molto vicine al nostro stile e al nostro gusto per cui è stato un lavoro davvero molto stimolante.
La vostra musica difficilmente è classificabile ma può avere più influenze. E’ un bene allargare i propri orizzonti?
Io penso di si anche perché qualunque linguaggio mi sta stretto. Alla fine tutti gli stili musicali sono frutto di contaminazioni e noi stiamo trovando la nostra direzione in questa commistione di influenze.
Quella di oggi appare come una società sempre più individualista… Nella musica le cose stanno un po’ diversamente? C’è voglia di collaborare tra artisti?
Anche la musica risente di questa tendenza all’individualismo. Per quanto mi riguarda io preferisco il confronto con altri artisti, lo trovo quasi sempre proficuo e per questo che ho scelto di lavorare con una formazione stabile piuttosto che pensare ad un progetto solista. In effetti gli altri strumentisti del quartetto sono a loro volta impegnati in altri progetti personali quindi quando lavoriamo insieme portano anche la loro esperienza creativa, non sono solo esecutori.
Quando finisce un album, spesso rimane fuori qualcosa. E’ successo anche a voi?
Ci è successo in entrambi i dischi. Nel primo un pezzo che era stilisticamente troppo diverso dagli altri mentre in questo uno che non è stato incluso per ragioni di minutaggio. Si intitola “Dance of the snow” ed è ispirato a “La neige qui danse” (Children’s corner). Va sempre bene dal vivo come bis.
Quali pensate siano le cose che piacciono di più di voi al pubblico che vi segue?
Quando suoniamo dal vivo sentiamo che il pubblico è molto partecipe e coinvolto dalla nostra musica. Penso che amino le atmosfere particolari che si creano e che si lascino trasportare da esse come in un viaggio. Questo è qualcosa che arriva a tutti, i più esperti, poi, colgono e apprezzano la complessità tecnica che si nasconde dietro ad una certa facilità di ascolto.
A livello nazionale ed internazionale… pensate stiamo uscendo dal periodo di crisi (o secondo alcuni, di profonda trasformazione) discografica?
Io penso che la musica stia cambiando molto velocemente e questo porta con sé un periodo di crisi. Alla fine si troverà un nuovo equilibrio e la musica continuerà a produrre cose interessanti. Bisogna solo seguire le proprie inclinazioni e procedere nella direzione in cui si crede, prima o poi la coerenza paga sempre.
E’ stato difficile trovare chi credesse nella vostra musica?
Tutti quelli che l’hanno ascoltata ci hanno creduto da subito, la cosa difficile all’inizio è stato farsi sentire.
Cosa vi piace e cosa meno dell’ambiente discografico?
Mi piacerebbe che ci fosse un maggior numero di etichette discografici che cercano musicisti interessanti e originali da proporre al grande pubblico. Purtroppo invece la maggior parte fanno scelte poco rischiose per ottenere risultati immediati, anche se un po' effimeri. Questo porta a mio parere un appiattimento del panorama musicale.
Fare musica spesso è considerato come una necessità?
Credo che esprimere sé stessi sia una necessità comune a tutti gli uomini. Gli artisti hanno la capacità di declinare questa esigenza nelle varie forme d'arte che conosciamo. Penso che l'ispirazione sia necessaria, ma è solo l'inizio: “fare musica” per me è una professione, che comporta fatica, tempo e dedizione.
Oggi, vedete molti giovani di talento attorno a voi?
Molti no ma mi capita di sentire musicisti giovani veramente bravi con progetti interessanti che fanno molta fatica a trovare gli spazi e l’attenzione che meriterebbero.
Che importanza riveste oggi l’immagine per chi fa musica?
Nel tipo d'ambiente in cui ci muoviamo noi per fortuna non è così importante, ma in generale è un fattore determinante. Penso però che dipenda soprattutto dalla profondità del messaggio musicale nel tuo lavoro, nel senso che spesso un'estrema cura dell'immagine serve a coprire la debolezza dei contenuti.
Per chiudere, quali le canzoni e gli artisti che più vi hanno fatto desiderare di fare musica attivamente?
Abbiamo molte influenze, dalla musica antica al free jazz, dalla contemporanea al metal. Mi riesce difficile fare una scelta in un panorama così vasto anche se quello che mi ha dato più stimoli da sempre penso che sia Beethoven.
Per ulteriori info:
Facebook: https://www.facebook.com/ABQuartet/
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