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Source: Gazzetta.it
Intervista con il cantautore e produttore Gerolamo Sacco
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- Published on Lunedì, 04 Novembre 2019 16:20
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 608
È disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download il nuovo concept album “Mondi Nuovi” del cantautore e produttore musicale bolognese Gerolamo Sacco, su etichetta Miraloop e distribuito da Believe. È in rotazione radiofonica il singolo “Casa Mia”, estratto dall’album. È il brano di apertura del disco, una canzone che fonde l’It Pop con sonorità extra-europee, su un rap incalzante, tra extrabeat e melodico. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dall’artista…
È uscito il tuo concept album, “Mondi Nuovi”. Su quali tematiche è incentrato?
Racconta la storia di un uomo che decide di partire per lo spazio. Il suo rapporto con la società, con i suoi sogni, con la sua donna, lo costringe a decidere di compiere una scelta radicale e così parte. Un’astronave ormeggiata nel deserto è pronta per salpare, se ne vanno in giro per l’universo in cerca “di nuova energia”, e il nostro protagonista appena si trova nello spazio siderale si trova solo con se stesso, lì vede il Deserto, il primo dei Mondi Nuovi. Poi vedrà l’Abisso, il Mondo di Fianco, si troverà in spiagge aliene con due Soli e tanti altri mondi: ognuno di questi mondi fa parte del suo processo di crescita... Questo racconto parla a tutti coloro che, per un motivo o l’altro, stanno affrontando un percorso della vita. La storia del viaggio del protagonista ha la sua importanza, ma la narrazione arriva inevitabilmente a funzionare come uno specchio: ognuno di noi, in base al momento che sta vivendo e al percorso che sta facendo da un significato differente, vede il suo viaggio personale. Ognuno ha i suoi “mondi nuovi” dentro di sé.
Foto di Niccolò Sacco
Ci sono dei brani rimasti nel cassetto o sei riuscito ad inserire tutto quanto volevi in questo tuo album?
Il progetto da cui sono usciti Mondi Nuovi (15 canzoni) e Alieno (l’album precedente, di 21) è una cartella immensa che racchiude tantissime idee e concetti tutti legati al tema di questo viaggio. Penso di avere almeno cento tracce tra quelle non finite, scartate, in lavorazione. Dico cento per dire un numero alto a caso, sono tantissime. A volte vorrei avere la macchina del tempo solo per sentirle tutte finite…
Quando componi, cerchi di farlo sulla scia dell’entusiasmo, della spontaneità o…?
Diciamo che quando ho una visione è come una scarica elettrica. Non so perché mi viene, non la controllo, non la posso fermare. “It’s like craving” direbbero in inglese: un po’ come quando hai bisogno di fare l’amore! Non lo puoi fermare. A me capita così. Poi quando fai una produzione, o una canzone, chiuderla richiede tempo: devi studiare, provare… Forse è per questo che ho centinaia di idee nel cassetto...
Quali sono gli artisti che più ti piacciono?
Adoro tantissimi artisti di tutto il mondo. Acquisto musica ogni mese sui portali, colleziono anche vinili. Amo artisti anche solo per l’intrattenimento che riescono a dare, tra i contemporanei dell’elettronica mi vengono in mente sia Sofi Tukker che N’To, Vorakls e Yotto. Ascolto tantissima musica che esce ogni giorno, anche per lavoro. Se devo dirti le pietre miliari direi per le emozioni Battiato (Sequenze e Frequenze, Aria di Rivoluzione), Carboni (Stellina dei Cantautori, Farfallina) e Zucchero (Iruben Mi, Dune Mosse), ma ce ne sono tanti altri che ora non mi vengono in mente. Per le visioni direi Moroder con la colonna sonora di Never Ending Story e Vangelis con Earth, o anche Oldfield: conosci “To France”? Per le note pure adoro la classica di Monteverdi, Vivaldi, Beethoven. Per il jazz ti direi Miles Davis. Ho fondato una casa discografica che produce dalla classica contemporanea all’EDM perché per me nella musica non ci sono regole e la amo tutta. Penso che alla fine basti entrare nel giusto mood ed essere curiosi. In Mondi Nuovi ho provato a far dialogare idee della musica italiana d’autore con la musica dei film di fantascienza fatti dai produttori di elettronica, come ad esempio M83. Ci sono artisti che non ascolto mai, ma ai quali mi sento affine per altri motivi, come ad esempio gli Empire of the Sun.
Che cosa significa per un artista potersi esprimere liberamente al 100%?
Poter raccontare nel modo in cui si vuole, senza fare calcoli. C’è una regola non scritta nel mondo della musica per cui un artista quando trova il suo “format” poi deve continuare su quella strada, perché questo è ciò che lo rende credibile. Credo nel “DNA” di ogni artista, ma non che questo “DNA musicale” possa limitarsi a stereotipi commerciali, pensa debba andare oltre i generi e le mode: è come l’anima per un pensatore. Mentre invece ogni genere musicale alla fine è solo uno stereotipo commerciale e basta. Diffido da chi dice “faccio questo o quell’altro genere” così come diffido da chi ha i gusti musicali tutti della stessa tipologia, mi sembra una cosa di ammaestramento. Se abbiamo un amico che va al cinema solo per vedere film horror, non pensiamo sia un amante del cinema, ma solo un fissato. Vorrei tanto succedesse questo anche nella musica! Se non potessi essere libero di scegliere in che genere e con che sonorità lavorare ogni volta che mi metto a scrivere, non mi sentirei libero. La traccia nuova del sequencer è come una tela, è bianca, non c’è scritto sopra né rock, né soul né rap né dance. Anche quando lavoro per altri artisti non cerco mai di limitare la cosa ad uno stile predeterminato, cerco di creare il suo format musicale, il suo linguaggio perfetto, come se fosse un vestito su misura.
Foto di Niccolò Sacco
Hai incontrato difficoltà nel trovare chi credesse nella tua musica?
Ti confido una cosa, la musica che faccio non ha tanto mezzi termini. Ho trovato comprensione, esaltazione, stupore, ammirazione, ma anche sentimenti contrapposti. Non credo tanto nei “tramiti”, sono io che devo trovare l’energia giusta per portarla avanti col pubblico. Questo dipende un po’ da me, un po’ dal gusto del momento e dalle mode, ma quelle sono tutte cose che possono cambiare a prescindere da quello che io voglio dire, quindi non ci posso fare affidamento. Per chi racconta storie quello che conta di più è il legame con il pubblico, dare emozioni alle persone.
Per un autore, quanto è importante saper cogliere e sintetizzare quanto gli sta attorno?
Dipende dalle tematiche di cui un autore vuole parlare, e con chi. Diciamo che, se i temi di un autore vanno a toccare la vita delle persone, allora saper cogliere e sintetizzare tutto quello che c’è intorno è davvero molto importante.
Come credi si stia rinnovando la figura del cantautore?
La parola cantautore è bellissima ma anche insidiosa, perché c’è un po’ l’immagine del cantautore con la chitarra scordata e gli arrangiamenti grezzi fatti per sembrare più “veri”. Oggi molti progetti si reggono su questo “trucco”. Eppure anche i rapper sono cantautori anche loro. Se scrivi dei brani e li canti, sei un cantautore! Io in generale cerco di evitare i clichè, quando scrivo e canto una canzone lavoro tantissimo anche sull’esperienza sonora, quindi spero che la figura del cantautore cambi in questo senso qui. Meno clichè, più innovazione nel suono. Oggi tutta l’evoluzione sonora delle produzioni musicali avviene di più dove non c’è testo, invece mi immagino che in futuro accadrà esattamente l’opposto. In Mondi Nuovi i brani a cui sono più legato come autore, come Stelle Dipinte, Abisso e tanti altri, sono anche quelli a cui ho dedicato più attenzione nei suoni, dalle registrazioni dei cori fino a tutti i campionamenti (sono un fanatico del sampling). So che molti ascoltatori apprezzano il brano con il testo importante che suona grezzo, perché gli da più l’idea di autentico, ma a me non interessa quella comunicazione lì, se racconto un’avventura nello spazio voglio che anche il sound sia un po’ fantascienza.
Poesia e musica. Quali i punti in comune?
Bella domanda. In realtà non c’è un’idea chiarissima di cosa sia la musica. Quando dalla musica tradizionale (il linguaggio delle note) è nata la sua versione tecnicamente riproducibile (la registrazione, il disco, poi la musica elettronica) il nome è rimasto uno solo: “musica”. Ti chiederai cosa ci sia di strano in questo… ma se ci fai caso nelle altre forme d’arte è successo l’esatto contrario, e cioè che questa evoluzione ha prodotto nuove forme espressive, con i propri canoni e la propria dimensione: il teatro non è il cinema e la pittura non è la fotografia. La musica invece è rimasta con lo stesso nome e quindi troviamo, tra gli spettacoli musicali, sia il Tomorrowland che Umbria Jazz, che per fare un esempio è come paragonare un film di fantascienza 3D a uno spettacolo teatrale.
Detto questo, per risponderti sulla poesia, è un’arte che la musica può inglobare, come per la danza, ma sono forme artistiche differenti. Una musica può avere un testo poetico oppure no, ed essere ugualmente meravigliosa. Oppure puoi avere una poesia bellissima musicata male.
La musica negli anni attuali è anche immagine… c’è il rischio che questa finisca con l’oscurare le varie composizioni?
Le immagini possono rovinare le composizioni, essere totalmente neutrali oppure valorizzarle al massimo. Ma sono altre forme artistiche quindi richiedono abilità e sensibilità differenti. Abbiamo appena presentato il video di Casa Mia, il primo singolo estratto dai Mondi Nuovi che sta girando in radio in questi giorni: in quel video abbiamo cercato di usare la potenza delle immagini per raccontare la canzone come se fosse un libro di illustrazioni. Non abbiamo cercato di fare il videoclip standard.
A questo link il video di “Casa mia”:
www.youtube.com/watch?v=UDoQ6eBr0Zw
Si dice sempre che nella musica “tutto è già stato detto e fatto”. È davvero così?
No, siamo probabilmente nel momento più creativo della storia umana, dal punto di vista musicale. Non esiste nulla di simile agli anni ’10 che stanno ormai per finire, forse solo gli anni Sessanta e Novanta. Oggi molti pensano che non sia così, perché filtrano il meglio del meglio del passato e lo paragonano a quello che gira nel quotidiano, ma anche nel passato per ogni grande canzone che è rimasta nel tempo c’erano mille scemenze che sono state dimenticate. Inoltre c’è da considerare che rispetto ad allora invece che uscire 500 dischi all’anno ne escono 50 milioni: fai tu il calcolo di quante scemenze possono uscire in un giorno… ma anche di quanti capolavori! Non c’è la percezione reale di questo momento storico, secondo me.
Comunque ti regalo un giochino matematico da dedicare a quelli che “le note sono 7”. Innanzitutto sono 12 per ottava. Quindi considerando un range di due ottave, solo le combinazioni di due note sono 576, di tre 13.824 e di quattro note 331.776. Hai idea in una melodia di 8 battute? Senza parlare del fatto che suoni, armoniche e accordi possono poi rendere ogni melodia diversa dall’altra con le stesse identiche note, senza neanche parlare di stile o di strumenti: Nuvole Bianche di Ludovico Einaudi ha gli stessi accordi di Despacito!
Per quanto riguarda i Festival. Credi siano utili per un artista e per la sua musica?
Penso di sì, assolutamente. Penso anche che ce ne dovrebbero essere di più e che non dovrebbero dipendere solo sempre dai soliti artisti del momento. Mi piacerebbe avere Festival divisi per concetti. Immagina un Festival dove si incontrano tutti gli artisti che raccontano, ad esempio, viaggi nello spazio, come ho fatto io. Tutto a tema spaziale, potrebbe essere una figata! Trovo che sarebbe divertente anche se tra di noi non ci fosse neanche un artista famoso, non importerebbe a nessuno perché quello che conterebbe davvero sarebbe l’esperienza da condividere.
Per ulteriori info:
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