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Schlein a a La7: “Renzi nel campo largo? Questione delle alleanze non va presa da nome a nome, ma da tema a tema”
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“La questione delle alleanze non si deve prendere mai da nome a nome, ci metto anche il mio, perché dobbiamo[…]
Source: Il Fatto Quotidiano
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Mattarella ai giovani: “Lo smartphone è utile ma non rappresenta la vita, che è molto più ricca ed emozionante”
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“Cari ragazzi, lo smartphone è uno strumento utile ma non è – non rappresenta – la vita, che è molto[…]
Source: Il Fatto Quotidiano
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Open Arms, la Lega prepara la mobilitazione ma Bongiorno frena: "No chiamata alle armi"
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Dopo la richeista dei pm palermitani su Salvini, la Lega pensa ad una mobilitazione. L'avvocato Bongiorno però è stato chiaro:[…]
Source: Il Giornale
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Ue: Ricci (Pd), 'voto su intera Commissione,sì da S&D se von de Leyen rispetta patti '
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Roma, 17 set (Adnkronos) - "Noi Socialisti & Democratici fino adesso l'Italia l'abbiamo difesa: abbiamo dovuto sopperire all'isolamento del Paese[…]
Source: Libero Quotidiano
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Open Arms: Ascani (Pd), 'basta vittimismo, Salvini si occupi di trasporti'
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Roma, 17 set (Adnkronos) - "Da due anni ogni mese ci ritroviamo a parlare dei problemi personali di un esponente[…]
Source: Libero Quotidiano
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Le Regine del Crimine | Rosa Peral, la "mantide" in divisa
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Rosa Peral aveva 36 anni ed era un'ufficiale della Polizia Metropolitana di Barcellona quando, nel 2017, iniziò la storia che[…]
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Elicotteri militari Usa, Slovacchia indecisa, Kiev ne approfitta e avvia produzioni su licenza
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Il governo slovacco guidato da Robert Fico sta prendendo una decisione sofferta a proposito dell fornitura decisa dal precedente Gabinetto[…]
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Leo, lo scandalo è 2.0 "E voi che prezzo avete?"
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Leo, lo scandalo è 2.0 "E voi che prezzo avete?"L'attore romano torna al cinema con la commedia "Che vuoi che[…]
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Val Kilmer: "Non ho il cancro Douglas malinformato"
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Source: Gazzetta.it
Intervista con Bonaveri
- Dettagli
- Published on Giovedì, 01 Marzo 2018 11:46
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 644
E’ uscito “RELOADED”, il nuovo disco del cantautore bolognese BONAVERI, una rivisitazione di alcuni classici del cantautore bolognese. Album prodotto da Maurizio Biancani per Fonoprint. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…
È stato complicato scegliere i brani da proporre in “Reloaded”?
E' stato abbastanza complicato. In primis perché tutti i miei album sono dei concept e tutti insieme formano un concept ancora più ampio che si sviluppa disco dopo disco. Siamo stati comunque piacevolmente sorpresi per il fatto che nonostante l'eterogeneità del lavoro c'è una coerenza che dimostra tutto sommato la qualità della produzione di questi 14 anni. L'altra difficoltà di scelta è stata causata dal fatto che davvero avremmo voluto inserire ulteriori canzoni, ma lo spazio del CD non lo consentiva.
Questo album serve a fare un po’ il punto della situazione ma immagino possa anche essere il punto da cui ripartire…
RELOADED rappresenta la pausa del cammino, quella in cui reinterpreti le esperienze vissute, le riordini e ti rendi finalmente conto che hanno costituito l’essenza del tuo peregrinare. Così le canzoni di RELOADED sono il punto su quello che dicevo, la riaffermazione di ciò che voglio dire e il preludio di quelle che dirò, facendo un mestiere che ha così tanto bisogno di quelle parole.
Un disco di brani rivisitati, reinterpretati che sono un punto di arrivo di 14 anni di musica e un trampolino per proseguire questo unico, lungo concept che è dire ciò che penso mentre vivo la mia esistenza.
In genere, come nasce una tua canzone?
Mi piace concentrarmi sulle piccole cose e trarre l'ispirazione dal vissuto, che sia mio o trasmesso dal racconto dell'altro non fa differenza, l'importante è che all'origine ci sia la nostra ordinarietà. Scrivo di getto, con una melodia che vagola in testa quando accade, oppure in semplici versi quando non ho ancora il presagio di una qualche evocazione sonora.
Poi rileggo, correggo e decanto a voce alta, interpretando il tutto come una poesia. Se il linguaggio resta alto e si sostiene anche senza musica, so che probabilmente quella creatura potrà diventare canzone.
Cosa ricordi delle prime esperienze musicali?
La grande gioia di lavorare con musicisti, progettare le prime canzoni, farle diventare musica grazie alla loro disponibilità nel mettere il talento al servizio della mia visione di arrangiamento.
Hai incontrato difficoltà nel trovare chi credesse nella tua musica?
Sì. All'inizio sì. Qualcuno è salito sulla mia barca sgangherata considerandomi una semplice opportunità per chissà cosa poi... Ma come è fisiologico, interviene una sorta di selezione naturale che genera affinità elettive, le squadre si rinnovano e con loro gli entusiasmi e gli stimoli che portano a risultati via via più appaganti. E' la meravigliosa magia del vivere, del resto.
L’amore per la musica pensi sia una cosa che nasce con noi o che si sviluppa via via?
Come tutti gli animali emettiamo suoni. Ci servono per sopravvivere, per trovare chi ci protegge e chiedere aiuto. La Natura è fatta anche di suoni che ci rimandano a ricordi, emozioni... tutto sottostà alle leggi dell'armonia, e quando sentiamo armonia stiamo bene. La musica afferisce a questi mondi, quindi può suscitare fortissime sensazioni emotive. Penso quindi che il seme giaccia già nel nostro profondo, ma solo se irrorato da una sana educazione emotiva può crescere, germogliare e mettere radici solide dentro di noi.
Rispetto gli anni passati, pensi sia cresciuto lo scambio culturale e musicale con tanti paesi ritenuti forse lontani per tradizioni per che per distanza chilometrica?
Onestamente no. E' aumentata la quantità di materiale prodotto, ma è inquinamento sonoro. Con il web si arriva ovunque, e tutto ci arriva da qualsiasi luogo ma la qualità media è proporzionalmente scemata. Io amavo gli Inti-Illimani, i Jethro Tull, i Procol Harum e tanti altri anche da bambino, arrivava molto meno materiale ma forse era anche più selezionato, e certamente non solo secondo i parametri del profitto del mainstream.
Si parla da anni di crisi del mercato discografico. Pensi si possa dire che il peggio è passato e si vivrà una nuova era di rinnovamento?
La crisi è l'inevitabile e naturale evoluzione di una svalutazione dovuta ai motivi di cui dicevamo poco sopra. Non so cosa accadrà prossimamente, trovo però inquietante questa tendenza all'appiattimento sul pensiero unico che genera pochi centri di gestione della proposta musicale... stiamo diventando un pubblico telecomandato col telecomando in mano.
Importante, penso sia il lato “live” del tuo lavoro…come lo vivi? Lo preferisci al lavoro in studio?
Sono due facce differenti della stessa medaglia: il lavoro di studio è la fase della creatività ragionata, che nasce a valle della parte creativa pura e semplice: istintuale, primitiva e fortemente erotica. Poi arriva il live, che ha una carica erotica differente, davvero più fisica, ed è anche il momento del confronto di esperienze che scambi con il pubblico in un cortocircuito emotivo molto forte ed appagante.
Quali credi debbano essere le qualità di un buon autore di canzoni?
L'onestà, ed una buona proprietà di linguaggio. La musica non è stata già fatta tutta, e non tutto è ancora stato detto. Il problema è convincere i produttori di musica a ricercare ANCHE un piccolo spazio per chi conosce e preserva ancora il linguaggio e la voglia di comunicare anche in maniera differente dal solito trito e ritrito stereotipo.
Come ti trovi a convivere con la tecnologia, specie se applicata alla musica?
Io non temo e non demonizzo la tecnologia. Cerco di non farmi dominare, né rapire. Mi spaventa un po' il fatto che il più piccolo aggeggio tecnologico non possa essere realizzato da una persona da sola: dimostra che la tecnica ha superato la dimensione dell'umano. Dobbiamo solo stare un po' in guardia, e cavalcare la tigre.
Quando componi, cerchi di farlo sulla scia dell’entusiasmo, della spontaneità o…?
Sulla scia delle emozioni e del vissuto. Cerco di comporre usando un linguaggio che si sostenga anche senza musica, ed una musica che credo possa raccontare quelle emozioni anche senza la parola.
Quali sono gli artisti che più ti piacciono?
Calvino, quindi Borges, Pessoa, James Taylor e Bruce Springsteen.
Torniamo alle esibizioni live. Quanto sono state importanti per la tua formazione?
Sono al famosa gavetta. Importanti come i primi passi per un camminatore o i primi vagiti per un bimbo. Momenti di incontro con il pubblico.
Nelle tue canzoni, in genere, è il testo che viene cucito addosso alla musica o succede il contrario?
Accadono entrambe le cose. Spesso alcune melodie sono idee dei miei amici musicisti, che prendo, elaboro, arrangio e arzigogolo finché non arrivo al dipinto che volevo dipingere.
Cosa ti piace e cosa no del mondo musicale del 2000?
La ripetitività e la continua emulazione del già visto non mi piacciono. Mi piace invece continuare a vedere che a dispetto dell'idea del mercato del mainstream, le persone ancora scelgono di ascoltare quello che gli piace davvero. Credo che Élemire Zolla nel suo "verità segrete esposte in evidenza" inquadri bene tutto quello che mi piace e non mi piace dell'arte contemporanea in genere.
Com’è il tuo pubblico tipo e qual è il rapporto che hai con chi ti segue?
Il mio pubblico tipo è un pubblico che capisce davvero di cantautorato. La battuta era facile. Non so quale sia il mio pubblico tipo, ma mi piace immaginare a persone che ogni tanto amano scendere dalla giostra per bagnarsi sotto la pioggia, o guardare correre un cane felice. E non mi nego mai.
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