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Source: Repubblica.it
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Source: Libero Quotidiano
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Source: Il Fatto Quotidiano
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Getta dall’auto in corsa tre cuccioli di gatto, uno muore. La denuncia dell’Enpa: “Nessuno si è fermato, solo una donna è uscita a salvarli”
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Source: Il Fatto Quotidiano
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Source: Repubblica.it
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Madalina Ioana Filip, meglio conosciuta dai suoi fan come Mady Gio, è finita nel mirino della sezione antievasione della Guardia[…]
Source: Panorama
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Source: Panorama
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Source: Gazzetta.it
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Source: Gazzetta.it
Intervista con Cristina Meschia
- Dettagli
- Published on Giovedì, 06 Ottobre 2016 15:55
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 1086
“Intra” è il nuovo progetto discografico, uscito il 9 settembre, di Cristina Meschia: un album, tra folk e jazz, tra l’italiano e il dialetto piemontese. . “Intra” raccoglie dodici tracce in cui la cantautrice piemontese mette in musica e arrangia, insieme a Riccardo Zegna, poesie popolari, canti eseguiti da cori, canti eseguiti nelle osterie e nelle valli del suo territorio (Cristina Meschia è originaria del Verbano Cusio Ossola), attraverso un lungo lavoro di ricerca delle tradizioni storiche, di testimonianze e memorie, di recupero di spartiti e libretti con i vecchi brani. Ecco l’intervista con l’artista…
E’ uscito il tuo album, “Intra”. Un viaggio tra tradizione ed attualità?
Questo disco è il prodotto di ciò che sono. Proprio come la città di Intra nasce tra i fiumi San Bernardino e San Giovanni, questo disco, nasce tra me e un sacco di cose: tra me e Riccardo Zegna, tra la musica popolare e popolaresca e il jazz, tra l'italiano e il dialetto, tra me e i numerosi ospiti che hanno partecipato, mettendo ognuno un po' di sé. Lo descriverei quindi come un lavoro di squadra, dove ognuno ha il proprio spazio creativo e non c'è fretta di respirare. La mia voce è al servizio della musica, dei testi e di questo mondo che ci appare forse lontano, ma che a tratti, sembra riprendere a vivere in questa nostra rilettura attuale, che si fonda con le radici e i puntelli nella tradizione.
Credo che le canzoni popolari e il dialetto, raccontino molto delle abitudini dei nostri antenati, a volte riescono a raccontarle come nessun altro documento riesce a fare perché tocca la vita di tutti i giorni, le sofferenze, gli amori, le gioie vere, i sentimenti autentici e diretti, forse è proprio di questa sincerità e di questa purezza di cui si sente il bisogno oggi più che mai.
E’ stato un percorso particolarmente lungo quello che ti ha portato al tuo nuovo album?
“Intra” è nato come un bellissimo gioco partito due anni fa circa, dopo un pranzo impegnativo ed una bottiglia di vino rosso: Riccardo Zegna (pianista e arrangiatore del lavoro) ed io decidiamo di buttarci in questo progetto atipico. Un giorno di ritorno a Verbania cerco di trovare più canti popolari possibili, un po' ovunque: in biblioteca, in un paio di librerie del luogo. Recupero un brano in una casa di riposo da un volontario del centro che ogni mercoledì canta vecchi brani popolari con la sua bella fisarmonica, accedo ad un altro brano, per caso, all'interno di uno storico museo del luogo, recupero vinili, giornali d'epoca e fotografie. Insieme a Riccardo scegliamo i pezzi, le tonalità, gli strumenti da utilizzare, cerchiamo un sound. Riccardo scrive pagine e pagine di arrangiamenti, instancabile e fedele alleato. Finite tutte le registrazioni inizio a cercare e contattare tutte le persone che in qualche modo sono legate ai brani: conosco persone fantastiche, piene di vita e di ricordi. Ricordi che con la musica non muoiono mai, rimangono in vita.
In genere, come nasce una tua canzone?
Non ci sono regole precise, può nascere durante un viaggio su un treno regionale all’alba, in seguito a qualche avvenimento particolare, dopo aver letto qualcosa di intrigante o come sfogo.
Cosa ricordi delle prime esperienze musicali?
Da quello che mi ricordo la musica ha sempre fatto parte della mia vita fin dalle scuole elementari, avevo un maestro molto speciale, ma il momento in cui ho capito di esserne davvero attirata è stato un giorno in cui ritrovai un vecchio giradischi in cantina con un numero notevole di 45 giri. Qualche anno dopo ebbi un incontro molto piacevole con uno strumento a fiato: il clarinetto. Più tardi la passione è cresciuta sempre di più perché ho iniziato a condividerla con un gruppo di amici, con cui si andava a suonare in mezzo alla natura sempre in compagnia di enormi canzonieri.
Hai incontrato difficoltà nel trovare chi credesse nella tua musica?
Beh, sì in questo ultimo anno specialmente. Ho avuto vari confronti e spesso mi sono trovata davanti a molto scetticismo e perplessità perché senza ombra di dubbio “Intra” è un lavoro abbastanza complicato e non collocabile, però la musica ormai è tutta una grande incognita…quindi ho continuato per la mia strada senza farmi troppe domande.
L’amore per la musica pensi sia una cosa che nasce con noi, o che si sviluppa via via?
Sicuramente nasce con noi, poi sta alla sensibilità di ognuno scegliere che ruolo dare alla musica nella propria vita, la musica è una grande responsabilità. Anche per questo non credo ci sia una regola uguale per tutti. Posso parlarti però del mio caso dove la passione pian piano è diventata sentimento più profondo, fino ad essere compagna stabile, essenza, priorità.
Si parla da anni di crisi del mercato discografico. Pensi si possa dire che il peggio è passato e si vivrà una nuova era di rinnovamento?
Non so se il peggio è passato, ma noto con piacere che esiste un settore, seppur di nicchia, che apprezza, anzi, non solo, che ricerca ed ha bisogno di qualcosa di sincero e di genuino. Si parla di un mondo molto lontano dai reality show, molto più faticoso, un pubblico che non ci si guadagna con una apparizione in televisione ma che si guadagna in anni e anni di lavoro… sono scelte.
Importante, penso sia il lato “live” del tuo lavoro… Come lo vivi? Lo preferisci al lavoro in Studio?
Sono due cose molto diverse, a volte preferisco l’intima creazione in studio di registrazione e a volte prediligo il live a seconda dei giorni, dell’umore e delle persone che ho davanti. Nel live subentrano dinamiche sempre diverse tra i musicisti coinvolti in un dialogo di note. Ci sono ascolto, collaborazione, spontaneità, improvvisazioni e molto divertimento nello stare insieme e nel condividere. Importante e stimolante è il rapporto che si crea con il pubblico (che nel lavoro in studio manca).
Quali credi debbano essere le qualità di un buon autore di canzoni?
Secondo me un buon autore dovrebbe raccontare il mondo con sincerità per immagini. Si può scrivere cose belle se alla base c’è la cultura, la capacità di cogliere le piccole belle cose della vita e se si ha il coraggio di raccontarsi senza pudore. Amo molto la scrittura di Samuele Bersani, Carmen Consoli, Dalla, alcuni dei miei grandi miti.
Come ti trovi a convivere con la tecnologia, specie se applicata alla musica?
Mi piace molto sperimentare, con le parole, con i colori e anche con i suoni. Proprio in questi mesi sto lavorando al progetto di una compositrice elettronica che sta utilizzando il Live Electronics (spigato molto semplicemente), è una pratica Live, nella quale il suono dello strumento o della voce viene manipolato tramite software, attraverso il canale microfonico.
Quando componi, cerchi di farlo sulla scia dell’entusiasmo, della spontaneità o…?
Sicuramente una composizione deve nascere in modo spontaneo, la musica non si impone o meglio, è lei che impone a te di farla diventare concreta quando è pronta a farsi conoscere, e quel momento è cosi unico ma molto difficile da trovare. Forse una composizione è buona se nasce da una necessità e se ci si esprime con sincerità.
Quali sono gli artisti che più ti piacciono?
Le influenze sono molte: jazz, etno- world, indie, cantautorato. In questi ultimi tre anni di vita ho avuto la fortuna di poter frequentare vari ambienti, vari mondi musicali, e persone provenienti da varie culture, questo mi ha permesso una maggior consapevolezza anche delle mie radici e di cio’ che sono. Ci sarebbero molti nomi: Melody Gardot, gli Snarky Puppy, Herbie Hancock, Dianne Reeves, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Lucio Battisti.
Torniamo alle esibizioni live. Quanto sono state importanti per la tua formazione?
Le esibizioni live sono importantissime e mi hanno aiutato a migliore come persona anche in altre situazioni fuori dal mondo musicale.
Nelle tue canzoni, in genere, è il testo che viene cucito addosso alla musica o succede il contrario?
Per molto tempo ho cucito molti testi addosso a musiche di vari strumentisti, di recente però preferisco appuntarmi dei pensieri e far nascere successivamente più o meno di pari passo musica e testo.
Cosa ti piace e cosa no del mondo musicale del 2000?
Mi piace chi vuole fare musica non chi vuole fare spettacolo. Mi piace chi vuole fare musica e non chi vuole fare successo. Mi piace chi è personale e non i vuoti a rendere.
Com’è il tuo pubblico tipo e qual è il rapporto che hai con chi ti segue?
Il rapporto con chi mi segue diventa di volta in volta molto confidenziale, c’è molta voglia di ascoltare le storie e gli aneddoti legati ai brani, immedesimarsi, intervenire. Il pubblico diventa parte attiva del concerto, questo è il mio pubblico tipo.
Per informazioni:
http://cristinameschia.weebly.com/