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Source: Libero Quotidiano
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Source: Repubblica.it
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Source: Gazzetta.it
Two For The Road: tra jazz, folklore e mondi lontani
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- Published on Giovedì, 22 Settembre 2016 15:10
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 1279
Un disco che rappresenta un percorso, un viaggio, una strada aperta alle contaminazioni. Sentieri album del duo Two for The Road, composto da Marco Silvi al pianoforte ed Emmanuel Losio alla chitarra è un progetto che unisce la tradizione del jazz con suoni e colori provenienti dall’America Latina e da mondi lontani. Emmanuel Losio ci ha raccontato il cammino di questa giovane formazione che ha già collaborato con artisti importanti quali Marcello Allulli e Mario Corvini.
Partiamo dal titolo del disco, Sentieri, che a nostro avviso può ben rappresentare il cammino artistico ed umano che fa parte del vostro viaggio musicale. Ci volete raccontare il percorso che ha portato alla nascita di questo primo lavoro?
Entrambi veniamo da esperienze musicali varie, diverse formazioni e stili musicali differenti, ma siamo sempre stati legati all'ambito del jazz. Ci siamo conosciuti in una jam session e ci siamo messi subito d'accordo per rivederci e studiare insieme. Questa pratica quasi settimanale ci ha permesso di presentarci in breve tempo dal vivo e piano piano abbiamo incorporato le composizioni originali al nostro repertorio che inizialmente era solo di standard.
Sentieri è senza dubbio un disco in cui sono presenti stili e tradizioni diverse. Quali sono, dunque, i linguaggi che avete utilizzato ed espresso per portare a termine questa vostra opera prima?
Direi che innanzitutto c’è la tradizione del jazz a cui si uniscono richiami a musiche latinoamericane come il tango, il folklore argentino, qualche eco di bossanova e anche sfumature di musica classica.
Ci viene da dire, dunque, analizzando il nome e soprattutto i brani che questo disco rappresenta un viaggio mentale e culturale. Siete d’accordo?
Siamo d'accordo. È mentale perché ci è voluto un profondo ragionamento per definire il repertorio, il modo di interpretare uno standard o di comporre musica originale. Ed è culturale perché siamo costantemente alla ricerca di imparare da musiche e tradizioni non soltanto italiane o argentine ma di tutto il mondo.
Inoltre, viste le radici del chitarrista Emmanuel, che è di Buenos Aires, ci sembra che non nascondiate un certo amore per la musica latino americana ed in particolare per quella argentina. Siete d’accordo anche su questo punto?
Assolutamente. Il tango ed il folklore argentino ci piacciono tanto. Poco fa per esempio, ho scoperto l'amore di Marco per la musica di Piazzolla. Devo anche dire che quando gli ho proposto di suonare la zamba "Zamba para no morir", l'ha interpretata fin da subito con molto rispetto e cuore. Nel disco si trovano anche momenti di ritmi di tango e di bossa nova.
La chitarra e il pianoforte sono due strumenti che non sempre vengono utilizzati insieme. Possiamo dire, pertanto, che fin dal primo momento avete trovato una grande empatia musicale?
Personalmente ho sempre suonato a quartetto, con piano, sax o alle volte con un altro chitarrista ma l'esperienza di suonare in duo con un pianista mi ha fatto migliorare molto nel suonare il giusto, né “troppo” né “troppo poco”. Inoltre mi ha aperto delle porte per suonare più liberamente in altre formazioni, ad esempio il trio chitarra, contrabbasso e batteria. L'empatia nasce, secondo me, quando ci sono punti in comune, visioni musicali simili e personali. E quando è presente questa caratteristica è più facile fare musica.
Quali sono state, dunque, le ragioni artistiche e le analogie che vi hanno spinto a prendere questa strada comune?
Se vogliamo parlare di ragioni artistiche, probabilmente la formazione di duo pianoforte-chitarra è attraente ed originale. In più abbiamo un modo simile di ascoltare e di riempire - o non riempire - lo spazio musicale. Il resto è arrivato man mano che suonavamo nei locali, nei festival e nelle registrazioni insieme.
Un’ultima domanda che riguarda il futuro: La formazione in duo è di per sé molto aperta a contaminazioni e a collaborazioni. Quali potrebbero essere gli sviluppi di questo progetto?
Giusto. In effetti abbiamo già suonato come duo con diversi artisti della scena jazzistica romana e non solo: tra questi Marcello Allulli, Danielle Di Majo, Piero Cacace, Simone Alessandrini, Piera D'Isanto, Mario Corvini, ecc. C'è anche la possibilità di fare qualche presentazione della nostra musica a quartetto, con sezione ritmica. Tanti saranno gli sviluppi a venire. Basta continuare a lavorare sullo studio e sulla musica originale.