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Source: Gazzetta.it
Tra jazz, manouche e world music: Enrico Zanella sul nuovo disco Mappamondo
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- Published on Mercoledì, 01 Giugno 2016 15:49
- Scritto da Andrea Turetta
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Il jazz che si fonde con la world music, con la tradizione manouche e con la musica classica. Questa la vera essenza del disco Mappamondo, progetto del talentuoso chitarrista Enrico Zanella che verrà presentato il 9 giugno 2016 presso la Cooperativa Nazareno di Carpi per l’etichetta Emme Record Label. Un progetto trasversale, dunque, che crea ponti tra le culture, che abbatte le distanze e che in un’epoca frenetica, dove regna la rapidità, assottiglia sempre di più i confini tra mondi diversi. Enrico Zanella in persona ci ha raccontato questa nuova avventura.
Enrico, per cominciare l’intervista parliamo subito dal titolo del disco, che senza dubbio racchiude in una parola l’essenza del tuo progetto. Perché hai scelto Mappamondo e cosa rappresenta questo simbolo per te?
Non avevo ancora scelto il titolo per la musica che avevo composto perché pur sapendo quale fosse il filo conduttore non trovavo lo “slogan” adatto a rappresentarlo. Così un giorno mentre mi divertivo con mio figlio a far girare il mappamondo e fantasticare sul dove ci sarebbe piaciuto andare ho capito che la soluzione era sotto i miei occhi. Questo oggetto così antico simboleggia bene, a mio parere, il rimpicciolimento delle distanze: oggi è molto più concreta la possibilità di conoscere popoli e costumi diversi perché la società è sempre più multietnica.
All’interno del disco abbiamo notato una commistione di stili che vanno dalla world music, al jazz, alla tradizione spagnola: parliamo, quindi, di un bagaglio musicale che fa parte delle tue esperienze di vita?
Si ovviamente ciascuno di noi ha un percorso diverso e io personalmente ho avuto la possibilità di viaggiare molto in passato potendo incontrare molte persone estremamente diverse per cultura e abitudini come ad esempio i gitani a Siviglia o anche gli stessi americani a Los Angeles durante un breve periodo di studi musicali in loco. Ma riallacciandomi a quanto dicevo prima oggi più che in passato è facile se non normale poter collaborare con musicisti di altre culture. In questo modo le influenze che ne derivano sono molto più realistiche perché le viviamo in diretta e non più solo ascoltando qualche disco. Possiamo incontrare musicisti africani o indiani direttamente nelle nostre città e questa è per me una grande opportunità di crescita musicale oltre che umana.
Nel tuo percorso musicale, spicca un’esperienza in Spagna dove hai avuto modo di avvicinarti ai musicisti di flamenco. Quanto è stata importante per te questa esperienza?
Grande come tutte le altre in realtà. Mi trovavo a Siviglia e dovevo rimanere per due giorni e dopo avere assistito ad un concerto in una flamencheria ho deciso di prolungare per una settimana perché ero rimasto affascinato dal fuoco che questi musicisti sprigionavano. Così presi immediatamente contatto con il chitarrista che si esibiva quella sera e andai a lezione da lui. Da qui si capisce l’importanza che ha avuto quel periodo per la mia vita .
Tornando al disco Mappamondo, invece, come lo descriveresti in poche parole ad un utente che non lo ha mai ascoltato?
Questa è una domanda difficile poiché si rischia di voler “imporre” un’idea di base. Mi sento, però, di dire che il disco non è una carrellata di stili. Lo stile è il mio, gli ingredienti sono tutto ciò che ho vissuto fino ad ora.
E in generale quanto è importante per un musicista viaggiare per il mondo e arricchirsi con nuovi stili e tradizioni?
Beh ovviamente avere la possibilità di viaggiare è qualcosa di unico ed irripetibile perché poter respirare, assaporare e vedere dal vivo è sempre un'altra cosa. Quindi, se si può, penso che si dovrebbe fare.
Facciamo un paragone con il disco precedente “I bambini non sanno”: quali sono le differenze o se preferisci le innovazioni che troviamo all’interno del nuovo progetto?
Direi molte, anche se come “Mappamondo”, si trattava di un concept album. “I bambini non sanno” era una riflessione nata dall’essere diventato padre da poco, quindi l’attenzione era rivolta in particolar modo alle caratteristiche di tutti i bambini: la gioia, l’irrequietudine, il pianto, il gioco, le aspettative e le speranze. Così ho preso questi aspetti come punto di partenza e riferimento per costruire la musica. L’organico base era il quartetto formato da due chitarre manouche un contrabbasso ed un sax cui si aggiungevano via via altri strumenti scelti per descrivere un aspetto piuttosto che un altro. Con “Mappamondo” l’organico di base era necessariamente più ampio: due chitarre manouche, contrabbasso, batteria, quartetto di sax poiché le esigenze espressive lo richiedevano. Il culmine lo si raggiunge con “III Sides of a life” scritto per orchestra e che per definizione rappresenta l’incontro tra stili, timbri e ritmi diversi a simbolo della nostra società multietnica.
In Mappamondo si fa riferimento a confini che si restringono sempre di più e a distanze che si restringono. Cosa ne pensi, dunque, dei tempi moderni? Quali sono i pregi del periodo culturale in cui viviamo? E quali sono i difetti?
Potrei riassumerlo banalmente con il concetto di incontro-scontro che è inevitabile. Aggiungerei però un dato di fatto. Mi era stato suggerito come sottotitolo la frase “Mappamondo: vedere il mondo con occhi diversi”. Dopo averci riflettuto ho pensato che sarebbe stato più corretto, per quello che intendevo io, scrivere “….un mondo di occhi diversi”. Ecco, secondo me questo è un dato di fatto ovvero il punto da cui partire.
Parlando in generale, quali sono stati i musicisti che per te hanno rappresentato una vera e propria fonte d’ispirazione e che hanno contribuito alla tua crescita?
Fin da bambino ho avuto la fortuna, ma questo lo posso dire solo ora, di poter ascoltare musica di una certa qualità poiché mio padre in casa ascoltava musica classica e jazz e solo verso i 14 anni sono passato a tutto il resto. Quindi ringrazio mio padre per questo e per quello che ha rappresentato per la mia carriera musicale. Anche per questo gli ho dedicato il brano (“Gianni”) che apre il disco.
Un’ultima domanda: progetti per il futuro quali saranno i tuoi prossimi concerti e le tue prossime attività?
Ovviamente ora comincerà la promozione del disco prodotto dall’ Emme Record Label di Enrico Moccia che colgo l’occasione di ringraziare per aver accolto questo progetto. Si inizierà il 9 Giugno con il concerto ufficiale di presentazione che si terrà nello splendido parco di Villa Chierici a Carpi (MO) che è anche la sede della Cooperativa sociale Nazareno con la quale tra l’altro collaboro in qualità di insegnante di musica dal 2009. Proseguiremo con altri concerti sempre nel mese di Giugno e toccheremo Correggio, il Trentino e Viterbo ospiti del Jazzup Festival.
www.emmerecordlabel.it