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Source: Il Giornale
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Source: Libero Quotidiano
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Source: Il Fatto Quotidiano
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Source: Gazzetta.it
Intervista con la cantante e compositrice Chiara Raggi
- Dettagli
- Published on Giovedì, 19 Maggio 2016 10:29
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 1381
Pubblicato dall’etichetta Musica di Seta, disponibile sulle più importanti piattaforme digitali e anche in copia fisica, Disordine è il nuovo disco della giovane cantante e compositrice Chiara Raggi. Il gusto per la melodiosità europea, specialmente per quella nostrana, rappresenta il leitmotiv di questo album di matrice pop, ma pregno di palesi influenze jazz. La talentuosa musicista si affida a un parterre di jazzisti blasonati a livello mondiale costituito da Aaron Goldberg al pianoforte, Daniel Bestonzo alle tastiere, Dario Chiazzolino alla chitarra, Ugonna Okegwo al contrabbasso e Lawrence Leathers alla batteria. Sei dei dodici brani contenuti nel CD sono frutto della creatività compositiva dell’autrice, mentre gli altri sei sono cofirmati insieme al chitarrista Chiazzolino. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata dall’artista…
E’ uscito il tuo album intitolato, “Disordine”. C’è un legame tra le canzoni in esso contenute o sono delle storie a sé?
Ogni canzone di Disordine che ho scritto racconta una storia, sia nelle parole sia nella musica. I temi che tocco con questi brani sono frutto della mia esperienza: l’amore, il viaggio, la ricerca di un posto in cui sentirsi a casa, la sorpresa di trovare del buono intorno e sé, la voglia di rimettere in funzione il cuore come strumento primario di misura per leggere ed affrontare le cose delle vita, dalle piccole sfide quotidiane alle avventure più grandi che si vanno ad intraprendere. Ciò che lega però tutto l’album è la ricerca impellente di una bellezza, una bellezza a volte ritrovata, a volte ferita, a volte da scoprire.
C’è qualche aspetto da sottolineare riguardo a questo tuo album?
La canzone “Disordine”, che dà anche il titolo all’album, è il brano “manifesto” di questo mio secondo lavoro e anche del mio pensare in questo momento. Il disordine di cui parlo non è caos senza senso, non è essere in balia di eventi ma è un diverso modo di “fare ordine”. Stanca di sentirmi “inscatolata” in sistemi che calzano stretti, propongo (a me stessa in primis) di cercare la propria strada, il proprio “posto nel mondo” ascoltando le proprie esigenze, i propri desideri, scegliendo di volta in volta cosa è buono per sé e cosa no. Lo special di questa canzone riassume questo concetto <<imprigionati in un ligio sistema di ciò che si fa e cosa no… Normalità è un’eterna ricerca ed ognuno la sceglie per sè>>. Nella vita come nella musica.
Ormai hai un notevole bagaglio di esperienza. Ora è più agevole affrontare le canzoni da interpretare di volta in volta o è una cosa complicata e magari sofferta?
Questo dipende da cosa canto. Ci sono canzoni che sono fotografie di momenti belli che son volati via, altre che catturano l’essenza di un cambiamento e quando le ho scritte erano “faticose”, sofferte. Poi ci sono canzoni come “Un solo tempo” o “Come la neve” che potrei cantare in eterno, in qualunque periodo della vita, con qualunque umore perché rappresentano la mia storia fino alle viscere.
Spesso si dice che la donna nel mondo del lavoro viene in parte ostacolata da un mondo con una visione ancor maschilista… Nel mondo della musica trovi ci sia difficoltà a raggiungere un rapporto paritario?
Negli anni ho incontrato molti musicisti, con alcuni ho suonato, con qualcun’altro ho fatto riflessioni ad alta voce. Come in ogni ambito mi sono confrontata con persone aperte al dialogo e con persone a cui non interessava la mia opinione… perché donna? forse ma sono arrivata alla conclusione che se scegli al tuo fianco persone valide, e non solo come musicisti, non rischi di inciampare in nulla di maschilista. Io scrivo e suono la musica che porto sul palco e questo è sempre stato rispettato, condiviso ed apprezzato.
Oggi c’è la tendenza a dare valore all’apparenza più che alla sostanza. C’è da essere fiduciosi a che le cose tornino su binari più equilibrati?
Sinceramente non so se e quando possa tornare questo viaggio su binari paralleli. Penso che ciascuno dovrebbe cercare di portare e porgere, con verità ed autenticità, ciò che è, senza costruzioni, limiti o inganni. Se così fosse, sostanza e apparenza andrebbero a braccetto ed ognuna sarebbe lo specchio dell’altra. Questo consentirebbe ad ogni musicista di far sentire la propria voce in quanto unica e non ripetizione di icone riconoscibili.
Da alcuni anni il mondo della musica vive degli stravolgimenti notevoli… a cosa pensi ci condurrà questa sorta di rivoluzione?
Io mi auguro che si ritorni all’essenza e cioè alla passione che senti crescere dentro, come un fuoco, fin da quando sei piccolo e ti porta a non poter vivere senza la musica, senza fare musica. Quando faccio memoria di questo tutto assume per me una visione più equilibrata e giusta. Le cose superflue perdono di importanza e l’amore per la musica ha il sopravvento. Ma io sono una romantica senza paura.
Oggi, per decidere di intraprendere la carriera musicale, bisogna essere spinti da una grande passione. Non si può più dire che chi decide di fare il cantante lo faccia per denaro… teoricamente, ciò dovrebbe favorire gli artisti che hanno davvero qualcosa da dire…
Lo scenario di oggi è davvero vario. Intraprendere una carriera musicale non so bene cosa voglia dire oggi… Per la mia esperienza significa cercare di fare della propria passione il proprio mestiere. Ed uso volontariamente la parola mestiere (e non lavoro e carriera) perché mi fa pensare a qualcosa che hai nelle mani, che puoi modellare, creare, distruggere e ricostruire. Questo è quello che succede quando scrivo una canzone.
Ti sei fatta un’idea di quale tipologia di pubblico ti segue?
Io da sempre canto per chi ha voglia di ascoltare, non mi sono mai posta un target di riferimento, ancor più perché non amo le “catalogazioni”.
Per chiudere, c’è qualche suggerimento che ti sentiresti di dare a chi desidera seguire una carriera di tipo artistico-musicale?
Posso riassumere quello che ho fatto io quando ho cominciato e che, una volta cominciato, non si può più smettere di fare: amare, vivere, viaggiare, lavorare con dedizione, essere disponibili a scoprire cose nuove… belle e meno belle, perseverare, essere curiosi e restare sempre fedeli a se stessi.