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Il post della conduttrice di “Che sarà” in onda su Rai3su Instagram: appreso la notizia ieri sera con sgomento. Corsini[…]
Source: Corriere.it - Homepage
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Source: Libero Quotidiano
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Source: Gazzetta.it
Intervista con Ellis Cloud
- Dettagli
- Published on Martedì, 03 Ottobre 2017 09:07
- Scritto da Andrea Turetta
- Visite: 886
“Walk on Water” è il titolo del singolo che anticipa “Born in The 20’s”, album d’esordio di Ellis Cloud, nome d’arte di Riccardo Lo Faso, cantautore e polistrumentista palermitano: il brano, in rotazione radiofonica da venerdì 6 ottobre, è accompagnato da un video, girato da Francesco Lonatro e co-diretto da Ellis Cloud stesso, disponibile su YouTube. Ecco l’intervista gentilmente rilasciata…
E’ in uscita il tuo album, “Born in the 20’s”. Un disco realizzato negli USA… Ha influito parecchio sul sound, il luogo dove è nato il disco?
Ellis: Per il sound mi viene istintivamente da dire ‘si, tantissimo’ però di fatto New York in sé mi ha trascinato verso i miei grandi amori di sempre, cioè il jazz della golden age e l’hip hop più sperimentale, sonorità che non predominano affatto nell’album. Ma quella città mi ha fatto ritrovare artisticamente ed ha cancellato i limiti di scrittura che dall’Italia mi ero inconsciamente imposto facendomi dire ‘in questa strofa vuoi trombe tromboni, synth, giocattoli per bambini, un sample audio di un video per gatti, chitarre, percussioni e 5 contrappunti vocali? Do it, who cares’
Con quale criterio hai scelto i pezzi da inserire in questo disco?
A disco ormai finito ho deciso che volevo eliminare anche i pochi stilemi rock rimasti sul disco, segando via due brani perché avevano troppe chitarre distorte, con lo stupore di Gabriele, il mio produttore.
Cosa ricordi delle tue prime esperienze musicali?
Mi piacerebbe raccontarti come fanno molti artisti che a 2 anni suonavano la chitarra regalatagli a 2 anni dallo zio defunto, che a 3 anni già facevano già solfeggio ritmico e che a 7 facevano i musical a ricreazione, ma la realtà è che in famiglia da me facevano dei karaoke settimanali con 15/20 tra parenti e amici ed io pur di non partecipare stavo a sfogliare libri fotografici di gente mummificata nelle catacombe palermitane e poi vedere lo zio brillo che accompagnava le basi con quei suoni midi agghiaccianti delle tastiere anni 90... ecco, incitava poco alla musica. Poi dopo i 12 anni cominciai a mettere gli adesivi sui tasti bianchi del piano per ricordare le note e seguire le basi di brani famosi pre-registrati sulla Yamaha entry level; a seguire le lezioni di un maestro di clarinetto molto severo ed il sogno di diventare un figo della madonna come Benny Goodman.
Una cosa si può forse dire di questi anni… L’immagine, il look, spesso tendono a predominare sulla sostanza…
E’ sempre stato un 50/50 nella storia del pop. Forse 60/40, e fintanto che quel 40 era roba comunque fatta bene era anche giusto così. Il pop è un disegno molto ampio, va abbracciato nella sua totalità.
A proposito di sostanza… c’è più fumo o più arrosto nel panorama musicale odierno?
Nel mio genere per l’80% dei casi oggi esiste solamente l’hype. Venti, trenta persone tra uffici stampa/etichette e giornalisti del settore decidono chattando su messenger che sei il nuovo idolo dei ragazzi e di botto lo diventi davvero perché ci credono tutti. Anche se sei un carpentiere che non sa cos’è una chitarra.
Poesia e musica, hanno dei punti d’incontro?
Molto rari, spesso singoli episodi. Su due piedi la mia mente rimanda agli Slint, ai Doors, ai Massimo Volume, Dylan, Amy Winehouse…
Quanto sono importanti le esperienze dirette e quanto la fantasia quando ci si appresta a far nascere una canzone?
Mi piace vestire dei personaggi immaginari con delle storie irreali e iperboliche; mi mette più a mio agio e così evito i momenti autobiografici, o almeno di questo me ne convinco…
ecco il link al videoclip dell’artista:
https://youtu.be/8NswGc-Y8Zw
Quali sono gli artisti in campo internazionale che senti più vicini al tuo mondo musicale?
Se intendi quelli vivi e contemporanei, ok, St. Vincent, Mac DeMarco, Unknown Mortal Orchestra, i Verdena, gli ultimi Queens of the Stone Age... è una listona…
Dedichi tante ore allo studio ed al perfezionamento artistico?
Sì, ma non più nei riguardi dello strumento musicale e della teoria, bensì dei software, delle DAW, di hardware e di quel mondo lì in realtà. Poi capita che per una settimana faccio lo stesso identico esercizio alla chitarra o al basso, fino alla lobotomia o alla tendinite.